Il mio primo Festivaletteratura è stato quindici anni fa. Presi un treno
per Mantova dopo aver studiato febbrilmente l’itinerario su quei libretti che
poi sono spariti con l’avvento di internet. Ero appena maggiorenne e dissi a
mia madre che sarei tornata nel pomeriggio, anche se in verità avevo già
prenotato una stanza. La sera infatti telefonai per dire che mi sarei fermata
una notte, ma le notti diventarono presto quattro… e sul mio vecchio Quaderno
dei Pensieri ci sono ancora l’autografo di Fosco Maraini, una foto sbiadita di
Jhumpa Lahiri (lo scotch ha ormai trapassato la pagina) e un articolo su David
Grossman. E poi pagine fitte di citazioni ed emozioni diciottenni, fra cui
alcuni curiosi appunti sul suono della voce di Grossmann quando parlava in ebraico.
Insomma,
tutti i giovani scappano di casa almeno una volta nella vita, chi per un motivo
e chi per un altro. Ma io sono fuggita per andare a Festivaletteratura e spero
che oggi questa credenziale vi basti. E nonostante quest’anno il festival cada
nei giorni in cui perdo la mia prima, grande maestra di letteratura, vado
ugualmente all’incontro su Christa Wolf che avevo prenotato. Per quelli come me
infatti la letteratura è il filtro, la lente, la spiegazione. E’ quella carezza
che ci restituisce l’essenza dell’animo e delle dinamiche umane.
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