<<La penna è invidia, diceva Zia Lydia.
E aveva ragione.
E aveva ragione.
Invidio al Comandante la sua penna.
È un’altra cosa in più che mi piacerebbe rubare>>.
(Margaret Atwood, Il Racconto dell’Ancella)
È uscito in due puntate, il 14 e il 31 maggio, un articolo di giornalismo
letterario che ho scritto tra il 2017 e il 2018. È stato ospitato sul
sito Oasisana, grazie al sostegno del giornalista e
scrittore Maurizio Martucci. È importante per me condividerlo
pubblicamente, soprattutto nel contesto dell’informazione monocorde e
della “medicina da palcoscenico” a cui stiamo assistendo in questo
momento.
È stato scritto da una
cittadina e poetessa, prima ancora che da una “paziente”. E sebbene sia
avallato da medici e dotato di una solida bibliografia scientifica, il
suo contenuto non riguarda i “pazienti”, ma il resto della popolazione. È proprio questo il suo fine, ribellarsi - tramite l'arte -
all’esilio e alla censura imposti al tema: inquinamento e salute umana.
Ribellarsi alla differenziazione tra sano e malato quando questa è
soltanto strumentale; e ribellarsi anche alla negazione di questa
differenziazione, quando la negazione è strumentale. Ribellarsi al
confinamento nel “punto cieco” della società e dell’informazione, dal
momento che il tema è un olocausto che riguarda tutti.
Leggi l'articolo cliccando su:
Nessun commento:
Posta un commento